Foce Salso - Foto: S. Ribisi

 

 

 

 

Fiume Salso - Foto: F. Galia

 

"Il fiume che mette foce presso Licata si chiama Salso nel quale abbonda del buon pesce da mangiare, grasso e delicato al gusto" (Edrisi, Libro di Re Ruggero, 1154)

"Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus" (S. Quasimodo, Lettera alla madre)

 

 

I corsi d’acqua hanno un ruolo fondamentale nell’equilibrio dinamico del territorio: modellano le pianure, trasportano materiale solido dalla montagna verso il mare, alimentano le falde acquifere sotterranee. Nel loro dispiegarsi creano zone palustri ed isole fluviali, laghi e stagni, costruendo l’habitat ideale per diverse specie di mammiferi, volatili e rettili.

 

I fiumi sono vere e proprie “arterie viventi” del nostro territorio, in passato culla di molte civiltà sorte proprio sulle loro sponde, un grande patrimonio culturale da salvaguardare anche per le valenze educative e turistiche.

 

“Non lungi da Quarqûdî e a levante di esso, corre il fiume Salso. Il capo è scaturigine del quale torna alla Sarâ Nizâr (la boscaglia di Nizâr), quella che sovrasta a Gankâh (Gangi) alla distanza di un miglio e mezzo. Scendono le acque verso mezzogiorno di faccia a questo paese che rimane discosto un miglio (dal fiume). Il quale indi arriva ad ‘Al Hammâ (l’acqua termale) donde trapassa al casale che addimamdasi Hurâqah (ardente, acqua fortemente salata) e lascia questo a dritta a un tirar di sasso... Fin qui l’acqua è dolce: arrivato al territorio di M.hkân, il qual casale gli rimane a dritta, il fiume, prima di passare oltre, entra in certi stagni salati e vi diviene salso… arrivato presso Licata volge a mezzogiorno e mette foce a piccola distanza da quella”. Questa è parte della descrizione che il geografo arabo El Edrisi, vissuto tra il 1100 e il 1166, fa del fiume più lungo della Sicilia (144 km), secondo dopo il Simeto per estensione del bacino idrografico (2002 kmq).

 

In passato il tratto terminale del fiume e la zona della Plaja rappresentavano senz’altro una delle zone umide più importanti della Sicilia nella quale nidificavano anche una colonia di Fratini e di Pernici di mare. Lungo il suo corso erano frequenti gli Occhioni, i Corrieri piccoli, i Gruccioni e le Tartarughe palustri. Le sue acque erano popolate dall’Anguilla e, ancor prima, dall’Alosa. Successivamente l’inquinamento, dovuto agli scarichi civili ed industriali, e la cementificazione selvaggia hanno causato l’alterazione di questo biotopo e la scomparsa di gran parte delle specie animali che in esso vivevano. Negli ultimi anni la qualità delle acque del Salso è relativamente migliorata ed il tratto compreso tra l’ex opificio della Montecatini e la foce è ridivenuto un importante luogo di sosta per molti uccelli migratori ed habitat per alcune specie che nidificano nella vegetazione spondale.

 

Nel mese di dicembre 2001 la foce del Salso è stata inserita nel dossier della Campagna Libera Fiumi trai i 51 casi italiani più rappresentativi.

 

Nel mese di maggio 2002 è stato inaugurato l’Osservatorio avifaunistico frutto della collaborazione tra il WWF e il Comune di Licata.

 

 

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